Vai alla lista notizie Notizie Materie prime: in Italia magazzino più veloce 19 giugno 2025 Materie: Materie prime Newsletter Salva nei preferiti Analizziamo il settore delle imprese di materie prime rivolte al settore ceramico, attraverso lo screening dei bilanci aggregati di società omogeneamente distribuite nel triennio 2021-2023. di Alfredo Ballarini Abbozziamo in questo articolo un confronto con i numeri dei settori di Italia e Spagna che possiamo apprezzare con lo stesso grado di aggiornamento 2023 traendo i dati dagli ultimi studi Top Tiles Italy & World 2024 e Top Tiles Spain 2024. Il conto economico delle imprese italiane Il campione italiano consta di 47 imprese. In questi bilanci osserviamo un sostanziale consolidamento delle vendite che esprimono un valore di poco inferiore a quello dell’anno precedente: 2676 milioni rispetto ai 2687 del 2022. Nelle voci sottostanti del conto economico scalare osserviamo un analogo consolidamento della redditività lorda operativa (ebitda), considerata in percentuale rispetto al valore della produzione. Questo primo risultato è ottenuto addirittura con un aumento del valore aggiunto, che però è stato neutralizzato da una maggior remunerazione del personale dipendente. Il peso dell’ebitda sul valore prodotto passa allora dal 11,73% all’11,69% mentre il valore aggiunto era cresciuto dal 23,06% al 24,35%. Un andamento simile all’ebitda, ma con diminuzione un po’ più marcata causa maggiori ammortamenti, lo troviamo nella percentuale del margine operativo netto (ebit). Resta elevata e addirittura aumenta, la quota di proventi finanziari che contribuiscono al risultato per quasi il 3,5%, ma questo è un fattore che viene apportato solo da poche imprese più rilevanti. Chi rovina la festa alla fine è la voce delle svalutazioni che si appesantisce praticamente raddoppiando da 32 a 79 milioni erodendo così l’utile finale di conto economico, che chiude ancora con un buon risultato, ma in calo dall’8,66% al 7,38%, sempre rispetto al valore prodotto. Il conto economico delle imprese spagnole Nel comparto della penisola iberica la situazione cambia, partendo dal fatturato. Il campione considerato in questa analisi costituito da 17 imprese attive nel commercio di materie per ceramica è formato da un aggregato dimensionalmente inferiore a quello italiano di oltre un terzo, avendo un fatturato pari a circa 676 milioni. E le vendite sono risultate in deciso calo rispetto al precedente esercizio, con una flessione del 9,9%. Nelle voci successive del conto economico scalare, troviamo una dinamica simile a quella italiana: aumento del valore aggiunto, ma qui a differenza delle nostre imprese si osserva solo un aumento del peso relativo ai ricavi mentre diminuisce il valore assoluto. Quindi aumenta la voce del costo del personale e l’ebitda raggiunge un peso percentuale molto simile all’anno precedente 8,65% contro 8,97%. Aumentano un po’ gli ammortamenti e l’ebit diminuisce di circa mezzo punto percentuale il suo peso sui ricavi. Poi arriviamo ai proventi finanziari che al contrario di ciò che accade nelle imprese italiane precipitano di -8 punti percentuali (avevamo accennato nell’analisi dello scorso anno che probabilmente c’era una forte componente straordinaria non facilmente ripetibile). Dopo però non si evidenzia alcuna svalutazione. Alla fine, l’utile che chiude il conto economico subisce un più che dimezzamento passando dallo splendido 14,29% sul valore prodotto al 6,8%, circa 6 decimi percentuali in meno del valore evidenziato dalle imprese italiane. La situazione finanziaria comparata Italia-Spagna Entrambi i comparti hanno fatto investimenti materiali, le italiane per circa il 4,7% del fatturato, le spagnole per il 3,92% (come visibile nel rettangolo azzurro tra le due sezioni dei grafici a torta delle schede di settore). La posizione finanziaria, espressa dai grafici a torta più bassi, evidenzia debito netto (la parte rossa) solo per le imprese italiane, ma la percentuale su fatturato si è lì ridotta dal 12,8 al 4,1%, quindi di minima rilevanza. Un altro dato che evidenzia la robustezza delle fondamenta finanziarie di un’impresa è la capitalizzazione. Ambedue i settori evidenziano un’ottima stabilità della struttura finanziaria, ma questa volta la Spagna col suo quasi 78% di patrimonio netto (visibile nella parte alta del passivo della scheda di settore) sul totale attivo supera ampiamente l’Italia che si ferma al pur ottimo 51,5%. Entrambi i campioni d imprese presentano un ciclo finanziario aggregato negativo (in basso a destra della scheda di settore), nel senso che gli incassi ottenuti dai clienti entrano in media solo successivamente ai pagamenti effettuati ai fornitori e questo sappiamo essere uno sfasamento che tende a far diminuire la liquidità o, in mancanza, a far aumentare il debito finanziario. Lo sfasamento tra incasso dai clienti e pagamento dei fornitori è di 29 giorni per le società italiane e di 43 giorni per quelle spagnole. Inoltre, le imprese italiane fanno girare il magazzino circa 8 volte all’anno contro le 4 volte di quelle iberiche. Il flusso finanziario prodotto dalla gestione, il free cash flow from operations, aumenta in Italia dall’8,75% al 14,44% rispetto ai ricavi e al contrario in Spagna diminuisce dal 16,95% all’ 8,18% (quartultima riga in basso della scheda di settore). Se poi guardiamo il grafico della struttura finanziaria, alla pagina 4 del pdf del report completo dei due comparti, osserviamo due “edifici” con un’ottima struttura: quello italiano sovrasta maggiormente il triangolo del fatturato, cioè in Italia per fatturare 100 euro ne occorrono circa 152 di patrimonio, mentre in Spagna bastano circa 137 euro per ogni 100 fatturati. È chiaro che quanto meno capitale occorre per fatturare e tanto migliore sarà il rendimento del capitale stesso. Oltre a questa appena vista, le due principali differenze che saltano subito all’occhio osservando il grafico rettangolare della struttura finanziaria sono, per la Spagna, un maggior peso dei mezzi propri (primo rettangolo verde sulla destra) ed un maggior peso del magazzino (rettangolo arancione sulla fascia sinistra). I moltiplicatori di “Borsa” In questa analisi calcoliamo anche il valore dell’equity e dell’impresa costituita dall’aggregato considerato. Grazie a questa elaborazione possiamo evidenziare dei multipli, analoghi a quelli che si utilizzano per le società quotate alle borse valori. Uno degli indicatori più comunemente utilizzati nelle transazioni azionarie è il moltiplicatore che rapporta l’Enterprise Value con l’ebitda, solitamente indicato con la sigla EV/EBITDA. Se leggiamo la seconda pagina dei due report che completano le analisi dei due settori qui considerati, si osserva che questo moltiplicatore ha valori molto vicini nei due aggregati, dove è pari a 11,8 volte per le italiane e a 12,6 volte per le spagnole. Cioè, in base ai valori di bilancio, ovviamente senza ancora alcuna perizia di conferma, applicando le formule di valutazione utilizzate nel nostro studio annuale Top Tiles, risulta che le società qui considerate in media potrebbero partire, in una trattativa di cessione / acquisto, da un valore pari a circa 11 ~ 12 volte il loro ebitda. Ovviamente ogni impresa sarà poi un caso a sé stante, ma questo dato medio può servire giusto per avere un punto di riferimento partendo con ragionamenti e trattative. Se fossimo ferrati in materia e volessimo approfondire un po’ l’analisi da cui scaturisce il multiplo sopra evidenziato, potremmo osservare nell’ultima pagina dei report che il valore operativo aggregato dei due comparti, cioè quel valore che deriva dalla qualità dei risultati operativi e non dal patrimonio posseduto, è senz’altro migliore in Italia dove pesa il 32% del valore degli investimenti, mentre in Spagna pesa solo il 19,6% del valore degli investimenti (riga che inizia con numero 2 diviso riga che inizia con numero 1). Analisi del rating Concludiamo riassumendo idealmente le caratteristiche economico-finanziarie dei due settori industriali in 2 valori di rating valutati con la scala S&P, ma con calcoli da noi semplificati: i due comparti risultano qui entrambi al massimo livello di affidabilità evidenziato dalla sigla AAA+ del nostro pseudo rating S&P (visibile decodificando il QR code in basso a destra delle schede di settore). Non si può certo evidenziare alcun rischio effettivo di affidabilità in questi settori visti nel loro complesso come fossero un’unica impresa. Chiaramente questa situazione non assolve a priori tutte le singole imprese componenti, per le quali il grado di rischio rimane sempre tutto da determinare, così come è difficile poter individuare singole stonature durante l’esibizione di un coro di voci senza esaminarle una per una. Allegati SETTORE MATERIE PRIME ITALIA 2023.pdf SETTORE MATERIE PRIME SPAGNA 2023.pdf Report SETTORE MATERIE PRIME Italia 2024-2023.pdf Report SETTORE MATERIE PRIME Spagna 2024-2023.pdf