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Il valore dell’innovazione nella ceramica italiana

19 maggio 2025
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Materia: Newsletter
Ceramica italiana

di Andrea Serri, Direttore Responsabile di "CER il giornale della Ceramica"

(Maggio 2025) | Il prezzo medio di vendita della ceramica italiana è, nei diversi paesi del mondo, il più alto rispetto a quello di qualsiasi altro competitor. Una realtà che da anni caratterizza lo scenario relativo a piastrelle e lastre e alla ceramica sanitaria, come confermano – per la ceramica piana – i valori del 30% superiori alla media dei prezzi all’import in Germania, che diventa 1,8 volte negli Stati Uniti per schizzare a parametri nell’ordine di 3,5 volte quando si guardano i paesi del Golfo o la Corea. Consumatori ed utilizzatori in tutto il mondo acquistano Ceramics of Italy a prezzi più elevati, pienamente consapevoli del valore espresso dall’industria ceramica italiana.   
Le ragioni di questa realtà derivano da tre ambiti, diversi ma strettamente connessi. Il primo ha a che fare con il prodotto italiano, per il quale l’innovazione rappresenta uno dei fattori caratterizzanti. Lo è in primo luogo per gli aspetti relativi all’estetica, frutto sia della capacità di cogliere le tendenze di moda che dello studio delle superfici, dove anche le strutture e le texture diventano parte integrante della decorazione. Lo è nelle tipologie di prodotto, se si pensa che la ceramica industriale è nata in Italia e che dalla monocottura fino alle grandi lastre è stata la culla di tutte le nuove famiglie dei prodotti.  

Il prodotto italiano è il frutto di una manifattura che da anni definisce le BAT, le Best Avaiable Tecniques, i migliori parametri al mondo in termini di impatto ambientale. La selezione di sole materie prime naturali e non tossiche, utilizzo delle più moderne tecnologie che portano a riciclare gli scarti di produzione e a minimizzare l’uso di tutte le fonti – a partire da quelle energetiche – sono il risultato tangibile della rilevante e continua mole di investimenti realizzati dal settore. Che è andato oltre, ponendo anche l’attenzione alla sicurezza e salute delle persone che lavorano nelle fabbriche e lungo la filiera, dando vita ad un concetto di ‘responsabilità’ che è oggi fiore all’occhiello dell’industria e tratto distintivo rispetto alla concorrenza internazionale.

Da ultimo, ma non meno importante, è il tema delle relazioni commerciali che l’industria ceramica italiana è riuscita a costruire, diventando tra i pochi ad essere un vero player mondiale – come confermano gli oltre 150 paesi di destinazione dei prodotti made in Italy. La capacità di confrontarsi e chiudere accordi a tutte le latitudini, e di mantenere e sviluppare nel tempo queste relazioni basandosi su credibilità, rispetto dei tempi e dei contratti, sono aspetti che chiudono quel triangolo di eccellenza che ha posto l’industria ceramica italiana ai vertici nel mondo, un settore di riferimento osservato da tutti i competitor.

Un circolo virtuoso fatto da prezzi in grado di generare risorse destinate allo sviluppo di nuova innovazione, grazie anche alla loro capitalizzazione nei bilanci aziendali, la quale consente di presentarsi alla clientela sempre con l’ultima soluzione di prodotto, quella attesa dal mercato. Un modello di business vincente messo a rischio dall’attuale sistema ETS, come ampiamente dimostrato durante il convegno del 12 maggio scorso al Teatro Carani di Sassuolo, a causa della distrazione di risorse verso la speculazione finanziaria che dovrebbero invece continuare ad essere destinare all’innovazione di prodotto, tecnologica ed alla salvaguardia del lavoro di qualità. Indispensabili, e non più procrastinabili, sono le riforme ad un sistema che, per chi come la ceramica non ha reali alternative tecnologie su base industriale, rappresenta una insopportabile tassa da pagare, che rende solo più facile la migrazione delle industrie verso Paesi extra europei, non lontani da qui. E con la prospettiva di reimportante il Europa ceramiche prodotte con livello di inquinamento superiori a quelli italiani, a cui aggiungere anche l’impatto ambientale dei trasporti verso il nostro continente.