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Riformare il sistema ETS per una maggiore competitività

26 agosto 2024
Editoria
Materie: ETS e Opt-Out CER Giornale Newsletter
Sistema ETS e produzione ceramica

Nel corso di un webinar organizzato da Confindustria Ceramica si è fatto il punto su come e quanto l’Emission Trading System introdotto dall’Unione Europea stia fortemente penalizzando il comparto.

Un sostanziale ridisegno del sistema ETS con l’eventuale possibilità, nel frattempo, di una sua sospensione. È ciò che chiedono gli imprenditori dell’industria ceramica italiana. “Mi auguro – ha sottolineato con forza Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica - che nella nuova legislatura europea i parlamentari e il nostro Paese possano portare nel dibattito europeo la questione di urgenti interventi di aggiustamento del sistema ETS necessari per assicurare un immediato riequilibrio. In attesa di riforme strutturali, che potrebbero, però, richiedere tempo, la mia opinione è che non dovrebbe essere considerato un tabù valutare anche l’opzione della sospensione temporanea del meccanismo. A fronte, infatti, di situazioni di grave rischio occorrono misure radicali”. Il sistema ETS rappresenta il meccanismo regolatorio (solo europeo) per la riduzione delle emissioni di CO2, che ha mostrato la sua inefficacia dal punto di vista ambientale ed esercita gravi effetti negativi sull’industria continentale, tra cui la ceramica, che genera solo l’1% delle emissioni pur rappresentando ben il 10% delle imprese in ETS e che - proprio a causa di questo sistema - è esclusa dagli incentivi 5.0. Il comparto consuma 1,5 miliardi di metri cubi all’anno di gas e 1,5 miliardi di chilowattora di energia elettrica. Lo stesso Savorani ha continuato affermando che i nuovi eletti in Europa “devono chiedersi se il sistema ETS, così come è oggi strutturato, stia dando risposte adeguate al tema climatico o non rischia invece di avere l’effetto paradossale di rendere più oneroso, e forse impossibile, l’obiettivo comune di decarbonizzare i processi produttivi in Europa”. Va anche finalizzato l’inserimento del settore ceramico nelle linee guida per gli aiuti di Stato per ottenere la compensazione dei costi indiretti, quelli pagati sul prezzo dell’elettricità.

Di tutto ciò se ne è parlato all’interno del webinar Una riforma del Sistema ETS per la sostenibilità della manifattura europea: il caso della ceramica. Appunti per la nuova legislatura europea, organizzato da Confindustria Ceramica e moderato dal direttore dell’Associazione, Armando Cafiero. La fabbricazione della ceramica avviene con un ciclo termico che, da molti anni, è operato con il gas naturale dalla cui combustione dipende il 98% delle emissioni di CO2. Le imprese del settore, che hanno da tempo attuato interventi di efficienza, non hanno ad oggi alternative tecnologiche reali che permettano di ridurre significativamente le emissioni. In assenza di un salto tecnologico possibile e senza combustibili green disponibili in quantità adeguata in un futuro prevedibile, l’ETS diventa solamente una “tassa” e non un motore di innovazione ambientale come dovrebbe essere. 



Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, presentando l’aggiornamento dello studio voluto da Confindustria Ceramica con il contributo di UniCredit sugli impatti del sistema Emission Trading (ETS) della UE per il settore dopo il forte aumento dei prezzi della CO2 e dopo l’approvazione della nuova direttiva sull’ETS nel maggio 2023, ha evidenziato “come l’industria ceramica, da diversi anni, sia diventata un “pagatore netto” di quote ETS, cioè riceve meno quote di quelle necessarie a coprire le emissioni reali, con un grado di “scopertura” attualmente al 40%, che pesa sulla sua competitività internazionale”. In questo sistema il settore sta vivendo degli evidenti  paradossi. L’Europa, da un lato, spinge verso l’elettrificazione dei processi produttivi e, dall’altro, ha escluso l’industria ceramica dalla compensazione dei costi indiretti ETS – una misura prevista per bilanciare parzialmente la perdita di competitività internazionale indotta da ETS. Circa le assegnazioni gratuite 2026-2030, vi è la necessità di spingere per ottenere modifiche del calcolo. Non solo. “La cogenerazione, che è la tecnologia più efficiente oggi disponibile, - ha aggiunto Tabarelli - risulta penalizzata dai parametri adottati per le assegnazioni delle quote, poiché le imprese che vi investono non ricevono quote gratuite per il maggior consumo di gas”. Tutto ciò scoraggia gli investimenti in una tecnologia che, ad oggi, garantisce il miglior e più razionale utilizzo del gas e assicura una riduzione certa delle emissioni dirette ed indirette del processo. “Inoltre – ha detto Tabarelli - il meccanismo ETS, che dovrebbe accompagnare la manifattura nel percorso delle decarbonizzazione è invece stato lasciato nelle mani della speculazione finanziaria che drena risorse alle imprese ed al lavoro”. Ma anche altri sono i possibili interventi che sarebbero necessari per riequilibrare la situazione.Le attuali linee guida della DG Competition, ad esempio, penalizzano la ceramica e alcuni altri settori (come il vetro e parte della chimica) escludendoli dalle compensazioni dei costi indiretti ETS, pur prevista dalla Direttiva. Viene così frustrata la spinta verso la elettrificazione dei processi e si deteriora ulteriormente la competitività internazionale.


 

In tal modo infatti le imprese ceramiche, che esportano extra-UE un terzo  della loro produzione, si trovano a dover pagare due volte i costi dell’ETS. “É importante – ha sostenuto Aurelio Regina, delegato per l’Energia di Confindustria - che la ceramica e gli altri settori oggi esclusi possano essere ricompresi tra quelli che beneficiano della compensazione dei costi indiretti, un fattore essenziale per il recupero della competitività”. Secondo sempre Regina “l’Italia sconta gap strutturali: il Prezzo Unico Nazionale dell’energia elettrica ad aprile vale 87 Euro/MwH a fronte del 13 della Spagna, il PSV italiano è in media del 5-7% superiore del TTF. Germania e Francia sono, poi, intervenute pesantemente per ridurre il costo dell’energia”. In vista, poi, di una possibile inclusione della ceramica nel CBAM (Carbon Adjustment Border Mechanism), durante la fase pilota (2023-2025) è necessario approfittare delle numerose incertezze per avanzare specifiche richieste di modifica del meccanismo, come il mantenimento del 100% delle assegnazioni gratuite per le esportazioni, l’ottenimento di garanzie sulla effettività delle politiche applicate nei Paesi da cui si effettuano importazioni di ceramiche e la comprensione nel dettaglio dei tecnicismi del CBAM tuttora incerti. Anche i politici partecipanti al dibattito hanno condiviso la preoccupazione delle imprese e la conseguente necessità di mettere al centro della prossima legislatura europea tempi e modi della transizione energetica, anche riconsiderando le incoerenze del sistema ETS per apportare le necessarie modifiche. 



“Il settore ceramico – ha affermato Elisabetta Gualmini, europarlamentare e presidente dell’European Parliament Ceramics Forum - è un campione di export e concorre in modo significativo alla crescita del Paese, promuovendo coesione sociale. È indispensabile che la politica ambientale si coniughi con quella industriale, avendo consapevolezza che nel breve termine non c’è alternativa all’utilizzo del gas naturale. In questa legislatura abbiamo ottenuto che i laterizi e i sanitari fossero inseriti dentro alle linee guida sul clima consentendo l’avvio di aiuti di Stato intorno ai 10 milioni di euro; siamo, poi, riusciti ad inserire nella direttiva sui prodotti da costruzione che le emissioni vengano calcolate sul ciclo di vita della ceramica, prendendo in considerazione anche la durabilità della stessa e non solo l’indicatore relativo alla produzione nel breve periodo; abbiamo anche ottenuto l’esclusione del settore ceramico dalla direttiva sul packaging. L’apertura della Commissione alla revisione ETS richiederà di individuare anche misure ad hoc per tutelare il comparto”. 
Nello stesso tempo, per Stefano Cavedagna, eletto al Parlamento Europeo, “è fondamentale che tutta l’industria italiana ed europea venga tutelata dalla concorrenza sleale internazionale per garantire il mantenimento dell’occupazione in Italia, cosa che fino ad adesso è stato fatto in modo limitato. Ha ragione Greta Thunberg quando dice che viviamo in un unico pianeta ma è indispensabile che tutto il mondo sia consapevole che le emissioni europee pesano solo l’8% del totale, con l’obiettivo che tutto il mondo faccia la sua parte. “È  importante – ha concluso Cavedagna – che nella revisione del sistema ETS si considerino sospensioni temporanee della sua applicazione. Ed è indispensabile che il settore ceramico diventi una delle industrie di riferimento della DG Industria”. 
Anche l’europarlamentare Massimiliano Salini ha ribadito che “il sistema ETS si basa su un presupposto sbagliato: quello, cioè, di immaginare che lo sviluppo sostenibile possa fare a meno della manifattura. È indispensabile che nel percorso di riforma dell’ETS questo aspetto sia ben chiaro a tutti i partiti politici presenti all’Europarlamento. La peculiarità del settore ceramico è quella di esportare in tutto il mondo, ragione per cui è fondamentale tutelare le nostre imprese rispetto alla concorrenza internazionale, attraverso le più tradizionali misure anti dumping fino all’applicazione della clausola di salvaguardia, che nel settore siderurgico ha funzionato. Il CBAM, così come è impostato, è totalmente sbagliato. Occorre che, nel rispetto delle norme WTO, vengano approvati tutti gli export rebates che abbiamo prospettato o che il CBAM venga tolto dal tavolo”.

(Articolo a cura di Andrea Ghiaroni - andrea.ghiaroni@gmail.com - pubblicato in CER il giornale della ceramica n.405)